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Nella raccolta d'esordio di Sonia Gentili si respira un'aura del tutto inconsueta per la poesia recente: un'aura che se da un lato affascina il lettore, provocando un effetto di prezioso straniamento, dall'altro racchiude il testo nello scrigno di un complesso sistema di immagini: densa, stratificata enciclopedia di figurazioni medievali (nutrita di citazioni omeriche, virgiliane, dantesche, scritturali, ecc..) o loro rilettura in chiave di una sorta di neogotico nel quale riecheggiano talora tormenti decadenti primonovecenteschi. È evidente come il lavoro poetico di Sonia Gentili si collochi con autorità tra quelle ricerche tematiche ed espressive tra simbolo e allegoria - che muovono da una prospettiva metaletteraria, come in tutte quelle scritture che derivano da una precisa coscienza dei tempi e dei linguaggi che li abitano.